Una cortina edilizia settecentesca ad un piano composta, da quattro stanze coperte a volta, sul finire degli anni ’50 subisce un ampliamento: una sopraelevazione di due stanze, collegate da una sgraziata scala in c.a., che modificano l’impianto tipologico originale caratterizzato da un retrostante orto a forma triangolare occludendolo con superfetazioni e servizi.
Il consolidamento delle strutture murarie, prossime al collasso statico e contestualmente la demolizione della scala e dei servizi ricavati al suo interno, hanno permesso di liberare il cuneo intercluso dell’originario orto, recuperare un vano ipogeo e aprire un taglio di luce sul piano terrazzo.
Nel volume recuperato dell’originario orto, una scala in carpenteria metallica in rete traforata, segue la geometria triangolare delle pareti, si incunea e disegna lo spazio, con un ritmo di rampe e ballatoi intermedi che tagliano verticalmente l’intera fabbrica, dal vano ipogeo al terrazzo.
Un unico filo conduttore che supera la sua funzione di semplice connettore verticale, per divenire, cucina, doppio volume, balconi, luce. Il percorso del sole scandisce con le ombre il ritmo della scala e dell’intera casa.
La due stanze voltate al piano terra, con l’eliminazione della tramezzatura intermedia, diventano un unico ambiente living, di colore bianco per esaltare la geometria delle due grandi volte a stella. Un unico piano in terra colorata diventa pavimento, che materializza lunghi parallelepipedi che fungono da gradoni o panca.