Una visione che traguarda il punto di vista già indicato nel 1972 da Aldo Moro: “Mediterraneo Mare d’Europa” e propone la realizzazione di un “balcone”, Q.45 DNA dei due mari, sospeso allo storico ponte, nel rispetto delle molteplici funzioni e normative civili e militari che attualmente interessano l’infrastruttura e la sua gestione.
Il progetto diventa impegno civile, una prospettiva dove l’innovazione culturale genera il dialogo, un “punto di vista” soggettivo che incontra a Q.45 altri “punti di vista” e definisce il dna dei due mari.
Un transito che ci permette di mescolare le molteplici funzioni legate all’attraversamento della conoscenza:
– un percorso percettivo nel paesaggio, posto a mezza costa sul livello del mare;
– un sistema di mobilità dolce che unisce Taranto al rione Tamburi attraverso Ponte Punta Penna Pizzone;
– un’icona di modernità che illumina Taranto e il suo golfo e racconta l’Europa;
– un contenitore di contemporaneità sostenibile e sostenuto, volano di sviluppo, riscatto per il futuro.
Un parallelepipedo panoramico a sbalzo tra i due mari si sviluppa sotto l’intradosso del ponte esistente, avvolge e si ancora ai piloni attraverso un doppio nastro in carpenteria metallica, dove pavimento e tetto corrono paralleli a mezza costa, sorretti da un doppio sistema di ancoraggio.
In corrispondenza dei dieci piloni, dieci mensole cerchiate garantiscono il primo sistema di appoggio.
Nei tratti in cui lo sbalzo è più ardito i due nastri sono sorretti da un sistema di cavi controventati ai cinque pennoni che si innalzano sull’estradosso dei piloni.
Un sistema a bilanciere che attraversa il vuoto tra le due carreggiate e definisce il nuovo skyline della città di Taranto.